Frontespizio del "De Cive" Secondo Hobbes, l’orologio del suo tempo è lo Stato da studiare nei suoi meccanismi di funzione (T. Hobbes, De Cive , 1642). Oggi l’orologio non ha ulteriori implicazioni teoriche e/o materialità da mettere in gioco. E’ diventato, neanche a dirlo, un simbolo. Di socialità, di happyness nelle sue trasformazioni più banali. Di ricchezza ostentata, di triviale accondiscendenza al tempo. Ma questo è un cammino in corso. Forse, ipotesi plausibile, è un’occasione di incontro, conclamata da vere presenze di misuratempo. L'orologio molle di Dalì sulla spalla di un carcerato La parete è il limite della misurazione ma è anche la festa del concreto, del minute by minute. Ma la parete può trasformarsi in epidermide ed accogliere quadranti, sfere, etc.: epifanie artistiche come la rappresentazione dell’”orologio molle” di Dalì, un must per chi fruisce lunghe pene detentive. Il tempo per i carcerati coincide con il niente. Perché c...
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