#33 - La sintesi finale
Un viaggio alla scoperta degli strumenti del tempo, attraverso gli step,
scanditi come giorni. In tutto trentatré. Partendo dalla città vecchia, dove un
teatro ottocentesco ricorda, non
solo nel nome, il padre della
commedia dialettale piemontese: Giovanni Toselli. Interprete originale del mito di Lévi-Strauss: la narrazione.
Un salto al teatro cittadino (scenario di ambientazioni cinematografiche e fonte d'ispirazione letteraria), in una
domenica mattina di ottobre, a scoprire quel maestoso sipario e quel bellissimo orologio ornamentale a muro che sovrasta la scena. E’ lì da un
secolo e mezzo, a scandire i tempi della rappresentazione e a ricordarmi
Aristotele. Qui, è iniziato il mio cammino, sotto la guida autorevole del Prof.
Vittorio Marchis, attraverso
stazioni significative di una conoscenza in
progress dell’orologio da parete. Sulle note di una canzone Anni Sessanta di Sergio Endrigo. I nomi della cosa sono infiniti, declinati in lingue straniere, resi
più vicini dai dialetti. Quegli stessi nomi, nei secoli, sono diventati proverbi e aforismi di una saggezza
minima e palpabile.
La macchina, possiamo chiamarla così, ha dovuto essere classificata per
tipi e genere in una curiosa tassonomia.
La stessa, indagata, rivela che i materiali
che la costituiscono sono cambiati incessantemente dalla Grecia classica
fino ai giorni nostri.
Ho potuto scoprire l’orologio in
ogni sua parte e come abbia maturato
decifrazioni simboliche a partire
dalla conoscenza del pensiero filosofico di Hobbes, fino ai tatuaggi, mai
banali, e al lusso. Ne ho immaginato l’evoluzione futura, nel dominio della scienza e in quello, più affascinante , della
fantascienza. Ho tracciato una prima mappa concettuale implementata dalla mia personale nuvola dei nomi.
Non poteva mancare, in leggerezza di dieta, un salto in cucina, con ricette e meccanismi
regola-cottura.
L’importanza della rappresentazione
della cosa diventa un appuntamento attraverso i secoli: dall’orologio di Paolo
Uccello nella Cattedrale di Firenze fino al non tempo dei dipinti di De
Chirico.
I brevetti certificano gli
studi continui, le innovazioni incessanti di processo/prodotto.
Il mio viaggio mi ha fatto riscoprire gli eroi dei fumetti della mia infanzia e rincontrare i testi letterari studiati al liceo, come quelli barocchi di Ciro Di Pers, e la
romanità quotidiana di Trilussa. Anche la settima arte, con Walt Disney (ma non solo), autore cult dei miei primi anni , ha capito e interpretato la magia
dell’orologio.
Una particolare attenzione è stata catturata dai francobolli, che hanno ritmato i cambiamenti. Documenti
istituzionali, pietre miliari di un processo senza fine con riferimenti ai
Paesi e agli anni di emissione.
In un’altra tappa ho progettato, divertendomi, un museo. Il “Museo della luce”, all’aperto. Alla scoperta degli
antenati dell’orologio da parete presenti nella mia bella città. Dal mio museo
a quello delle Scienze di Londra, dove è esposto il primo prototipo dell’Orologio del Lungo Presente. Summa di
scienza, tecnica e vulcanica genialità, ideato da William Daniel Hillis nel 1986. La sua mission è oltrepassare la barriera del pensiero a breve termine.
Con un sorriso inevitabile ho scoperto i messaggi numerici della Smorfia, ho sottolineato nella numerologia
le cifre ricorrenti, il loro significato.
In conclusione, al lettore paziente del mio blog, consiglio di iniziare
dall’abbecedario, per potersi
orientare al meglio in un’avventura coinvolgente di esplorazione e conoscenza.
Tutto è iniziato nella mia città, Cuneo, e tutto qui si conclude. Il
ritorno a casa: sulla parete gli
orologi familiari, imperterriti nello scandire
il tempo e nel loro ticchettare. Fuori
dalla finestra, in Contrada Mondovì, la loro antenata, la meridiana.
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